R. Cornelli (2008) Paura e ordine nella modernità, Milano: Giuffrè
31 Dicembre 2008
La paura della criminalità ha invaso anche la società italiana: negli anni Novanta, caratterizzati da una crisi drammatica e profonda che ha corroso le relazioni di fiducia personali e istituzionali, il tema della sicurezza urbana ha fatto ingresso nei discorsi pubblici e nelle agende politiche, catalizzandoli e orientando le politiche pubbliche, le pratiche istituzionali, gli stili di vita e i comportamenti individuali.
A partire dalla constatazione della centralità della paura nelle esperienze quotidiane e nelle rappresentazioni collettive, il libro intende rispondere a domande ormai classiche della ricerca criminologica – cos’è la paura della criminalità? Quanto è diffusa? Da cosa dipende? – percorrendo, tuttavia, sentieri inconsueti e originali, che traggono spunto dagli apporti di diverse discipline umane e sociali. In particolare, presenta una versione della paura della criminalità che mira a comprendere le ragioni politico-culturali per le quali essa è in grado oggi di tradurre ed esprimere le insicurezze sociali meglio di altre passioni.
In questa direzione, la trattazione si sviluppa lungo il sentiero interpretativo che unisce i tre concetti di paura, criminalità e ordine: affronta la centralità della paura della violenza a fondamento dell’ordine sociale e rileva come la criminalità, in un’epoca di crisi politica e istituzionale, emerga agli occhi degli individui in tutta la sua potenzialità distruttiva, evocando il rischio di regressione allo stato di barbarie.
La paura non va, dunque, negata, ritenendola frutto di un’isteria collettiva, ma neppure usata per restringere i confini della moralità e dei diritti. Va, al contrario, compresa per ciò che esprime: la sensazione che si stia regredendo verso uno stato di guerra di tutti contro tutti e la richiesta di invertire la rotta attraverso la definizione di un nuovo ordine. La sfida è di rendere questo ordine ancora compatibile con l’idea di democrazia storicamente affermatasi, intesa come formula di compromesso tra libertà e uguaglianza.
Proprio questa lettura può fornire le coordinate teoriche per ipotizzare vie di uscita dal circolo vizioso tra politica e paura – che comporta misure sempre più repressive ma inidonee a placare domande di sicurezza sempre più esigenti. La proposta è di riprendere la traiettoria del progetto moderno, a partire dal nucleo valoriale lasciato più in ombra, quello della fraternità.